Si tende spesso a confondere il Reiki con la Pranoterapia, per il semplice fatto che entrambe le terapie prevedono l’imposizione delle mani.
Diventare pranoterapeuti, infatti, presuppone il dono di avere dentro di sé e attorno a sé un campo di energia di cui disporre in favore del ricevente. Se il pranoterapeuta possiede un campo molto forte rischia di sovraccaricarsi e di doversi scaricare, se invece il suo campo è debole, ogni volta che però trasmette l’energia rischia di restarne carente e di provare fiacchezza.
Nel Reiki, invece, il terapeuta è un semplice canale attraverso cui passa non la propria energia ma quella che circola nell’universo, praticamente infinita. Per questa ragione, l’operatore Reiki non rischia di sentirsi spossato dopo la seduta, perché non si priva di niente di suo. Al contrario l’energia, fluendo attraverso il suo canale, lo rinvigorisce e lo ricarica.
Inoltre, nel Reiki entrambe le mani trasmettono energia, mentre nella Pranoterapia é solo la mano destra a farlo, la sinistra riceve l’energia. In questa situazione, la sinistra potrebbe assorbire involontariamente energie negative dal ricevente.
Un pranoterapeuta sensibile può assorbire, cioè, senza rendersene conto, il disagio del paziente Invece, il terapeuta Reiki fa solo fluire l’energia verso il ricevente e non assorbe nulla da lui. Il flusso dell’energia universale è a senso unico: dall’Universo, attraverso il canale Reiki, verso il ricevente, senza alcun “rinculo”.
Infine, il pranoterapeuta tratta solo la parte malata, mentre il terapeuta Reiki tratta l’intera persona, sia fisicamente che mentalmente, favorendo anche uno sviluppo spirituale.